Pietraferrazzana   CAFERRA: significato, origine e diffusione del cognome pagina 1
 

Origine etimologica del cognome Caferra.

 

         Caferra può derivare (secondo Du Cange) dall’arabo Cafara, termine con il quale viene indicato colui il quale abbandona la propria religione per abbracciarne un’altra.

            La prima e più antica origine del termine è l’ebraico Caphar (con il significato di rinuncia), da cui Capher  (molti Cafer sono presenti oggi in Turchia e negli Stati Uniti d’America, specialmente negli Stati di New York e Missouri).

Secondo Rohlfs deriva dall’arabo Kafir, con il significato di miscredente, infedele, di un’altra religione.

 

I primi Caferra ad Atessa, Montazzoli, Monteferrante,  Acquaviva delle Fonti e Celano.

            Secondo una tradizione orale i Caferra si trovavano a Celano (L’Aquila).

A seguito della ribellione all’imperatore Federico II, nel 1223, la città fu distrutta e i suoi abitanti furono esiliati in Calabria, in Sicilia e a Malta.

Negli anni successivi, a partire dal 1227, gli esiliati ritornarono a Celano e così avrebbero fatto anche i Caferra (infatti anche a Celano sono presenti), però alcuni di essi si fermarono per strada: i Caferra sono presenti ad  Acquaviva delle Fonti e Cassano delle Murge ( Bari ) e a Laterza (Taranto).

            Nella provincia di Chieti e, in particolare, nella Valle del Sangro, in Abruzzo, il nostro cognome è documentato, per la prima volta ad Atessa (Chieti), nel 1447, nella forma Caferri; poi a Montazzoli, sempre in provincia di Chieti, ci sono stati e ci sono dei Caferra, le cui prime notizie risalgono agli anni 1596, 1630 e 1696 (per i dettagli vedi più avanti).
            Intanto nel 1664 a Monteferrante (Chieti) è documentato un Antonio Caferra, proprietario di una vigna  in contrada Solagnie, confinante con terreni dell’arcipresbitero (cioè dell’arciprete) don Carlo Fanchelli e di Sebastiano Camillo.

Sempre a Monteferrante, nel 1680, sono documentate vigne di Giuseppe, Salvatore, Giovanni e Nicola Caferra nelle contrade Macchie e Solagnie; nel 1697 ancora vigne alle Macchie di Giuseppe e Salvatore mentre nel 1727 ancora vigne di Antonio, Domenico, Gaetano, Giuseppe, in contrada Macchie, e degli eredi di Giovanni, in contrada Frennoni; infine si ricordano i terreni, documentati tra il 1779 ed il 1802, di Bernardino e Domenico, figli di Giuseppe, di un altro Domenico figlio di Gaetano, di Liborio, Luca, Vincenzo e Teodora, ovviamente tutti Caferra; nel 1684 un Giovanni Caferra era sindaco di Monteferrante e nel 1736 Gaetano era Camerlengo.

Ancora a Monteferrante, nel 1735, il 15 agosto, giorno dell’Assunta della Beata Vergine Maria, com’era usanza, venne assegnata, a seguito di estrazione a sorte, un maritaggio a Domenica Caferra orfana nubile.

Il maritaggio consisteva in una somma di denaro, che nel 1690 era di 25 ducati, messa a disposizione dal feudatario, cioè dal Principe di  Santo Buono, Barone di Monteferrante, che veniva assegnata, su richiesta e per sorteggio, ad una ragazza nubile, orfana e di misere condizioni economiche, oltre che giovane da bene e in età di potersi maritare.
In tal modo la ragazza fortunata avrebbe avuto maggiore probabilità di trovare marito.
Il sorteggio avveniva durante la Messa cantata in onore della Vergine Assunta.

Ecco la relazione redatta dal parroco e inviata al principe di S. Buono:

                 Da me Arciprete di questa Terra di Monteferrante s’attesta con giuramento come avendo lunedì ultimo passato 15 del corrente mese di Agosto, giorno dell’Assunta della B.V. Maria fatto fra le solennità della Messa cantata a vista di tutto il popolo a quella congregato, la bussola del solito maritaggio, uscì quello in sorte a Domenica Caferra orfana nubile, che in fede della verità vi ho fatto la presente scritta e sottoscritta di mia propria mano e roborata col mio solito sugello. Monteferrante 18 agosto 1735 – Franco Sulmonetti Arciprete

            La somma di denaro veniva assegnata solo in caso di matrimonio e dopo accertamento, con la testimonianza del parroco e di cinque cittadini, dell’effettivo stato di necessità di entrambi gli sposi; inoltre, in caso di dissoluto matrimonio senza figli, la somma doveva essere restituita. 

Non sappiamo se Domenica trovò marito.          

            A partire dal 1698 si trovano documentati battesimi a Monteferrante; per quanto ci riguarda, in quello stesso anno fu battezzata Isabella, figlia di Domenico Caferra e Sabbia di Croce; figli degli stessi furono Catarina, Teresia e Leonardo, battezzati rispettivamente negli anni 1702, 1707  e  1712 (come si vedrà,  nei documenti del 1743 possiamo identificare solo Teresia che potrebbe essere la Teresa sposa di Antonio Bontempo);  negli anni 1704, 1707 e  1710 furono battezzati, rispettivamente, Domenica Isabella, Isabella e Nicola, tutti e tre figli di Antonio Caferra e Angela Saccone ( anche di tutti questi non c’è traccia nei nuclei familiari del 1743). Nel 1707, l’11 settembre, viene battezzata Domenica, figlia di Giovanni Caferra e Magdalena Lepontina (Domenica potrebbe essere la sorella di Natale, figlio anch’esso di Giovanni, che incontreremo nel 1743); nel 1708 e 1710 furono battezzati Domenico e Rosa Maria, figli di Giuseppe Caferra e Santa Buontempo (nel 1743, nella famiglia di Giuseppe non compare Rosa Maria); un altro che non compare nel 1743 è Cosma, figlio di Giovanni Caferra e Maddalena Berardinelli, battezzato nel 1710.

 

1) I Caferra a Montazzoli nei secoli XVI e XVII

 

            Anche a Montazzoli, sempre in provincia di Chieti, ci sono stati e ci sono dei Caferra.

La loro presenza più antica viene ricavata da documenti sulla numerazione dei fuochi (nuclei familiari) negli anni 1596, 1630 e 1696.

Qui sotto vengono riportate le notizie scritte nella loro lingua originale.

Chi parla è un abitante di Montazzoli che dichiara quali sono gli abitanti, dove abitano, se sono vivi o morti; di tanto in tanto usa l’espressione dove sa, per dire ciò che sa o ricorda:

Die 17 septembris 1596

la casa n. 121 è stata del quondam (fu, defunto) Bonifacio Caferra, il quale morse (morì) in detta terra c’haverà circa tre anni (da circa tre anni) senza haver lasciati figli , erede in detta casa e successe gioanni suo fratello; in detta casa Gioanni tiene legne (altrove è scritto che …”nella sua casa non ci habita nessuno … che ci ripone legna Gioanni suo fratello” ).

 

Die XIII septembris 1596

Una figlia di Biase della pezza di nome lella che è moglie di marsilio di silvestro caferra numerato n. 36 (cioè nella casa n. 36),

Silvestro di donato Caferra, margarita sua moglie, conte, e donato suoi figli mentre viveva in detta  terra dove sa, che sono tutti morti da quindici anni in qua in diversi tempi … che figli sono rimasti dalli detti e che detto silvestro lascia un altro figlio maschio nome marsilio numerato n. 36 e che detto donato morse prima che si accasasse.

Antonio di caferra, catarina sua moglie, fabricio, bonifacio e domenica suoi figli mentre vissero in detta terra, dove sa, che sono tutti morti da vinti anni in qua in diversi tempi. Intus che figli sono rimasti delli detti .. che detto Antonio lasciò una figlia femina nome Stella, che è moglie à donato Bosco numerato n. 75, e che di nissuno dell’altri sono rimasti figli perche morsero prima, che si accasassero.

 

Numerazione di fuochi dell’Università di Montazzoli, anno 1630.

Alla casa n. 5 abita Rocco figlio del quondam (defunto) Ginnaro Caferra Capo (capofamiglia) d’anni trenta nove …(illeggibile) … Angela sua moglie d’anni trenta, Ginnaro suo figlio di anni otto, Antonio suo fratello d’anni venti cinque, Maria sua madre d’anni settantuno in circa.

 

Informazione sui fuochi della vecchia numerazione della terra di Montazzoli,  anno 1696

Maria e Santa figlia del quondam Marzilio Caferra … sono morti in tempi diversi e seppelliti nella chiesa madre di detta Terra (di Montazzoli).

Negli stessi anni a Montazzoli compare anche il cognome Iaferra, forse una modificazione per errata scrittura, di Caferra.

 

2) I nuclei familiari dei Caferra a Monteferrante nel 1743.

 

            Tra il 1742 e il ’43, a Monteferrante, su un totale di 62 nuclei familiari,  esistevano quattro famiglie  Caferra, per un totale di 23 persone; i capifamiglia erano  Gaetano, Salvatore, Giuseppe e Natale (c’è spesso discordanza tra i vari documenti consultati riguardo all’età e anche al nome delle persone di seguito riportate).

Gaetano, di anni 59, è campanolo (campagnolo) , abita in una casa al palizzo confinante con gli eredi di Leonardo Camillo; con lui vivono la moglie Sabbia di Lollo, anni 65; il figlio Domenico, bracciale (bracciante), anni 32 (battezzato nel 1711), con la moglie Giovanna del Peschio di Pietraferrazzana, a. 30, e le figlie Domenica (anni 4, battezzata il 9 giugno 1739), Quintilia (anni 2) e la neonata Emerentiana (tutto ciò secondo lo Stato delle Anime  redatto dal Parroco); invece secondo il Catasto Onciario le figlie di Domenico sono Veneranda (anni 6) e Consilia (anni 1); la terza bambina non era ancora nata. Il nucleo familiare ha una rendita di 33 once e 11 tarì e mezzo (once e tarì sono monete dell’epoca). Quintilia pare fosse battezzata a Pietraferrazzana l’11 settembre 1738 e ci si chiede come potesse avere solo 2 anni nel 1742 - 43.

Salvatore, a. 27 (altrove 29), bracciale (ma si dichiara invalido); casa nel luogo detto la ripa di Marco Sciarro confinante con il fondaco del Signor Principe di S. Buono, barone di Monteferrante; con lui vivono la matrigna Costanza di Nardo, a. 40, le sorelle Madalena, a. 30 e Concordia, a. 25 (che andrà in sposa a Nicola di Tullio di a. 34), il fratello Luca di anni 9 e infine la piccola Lucia, di 1 anno, figlia di Madalena ( dal registro dei battesimi risulta che Lucia è stata battezzata l’11 luglio del 1739, quindi nel ’43 avrebbe dovuto avere almeno 4 anni); la rendita del nucleo familiare è di 11 once e 22 tarì e mezzo.

Giuseppe, a. 62, bracciale, casa al palizzo confinante con Natale Caferra; vive con la moglie Santa Buontempo, a. 59; i figli sono Domenico, a. 32, bracciale, Anna Maria di a. 33, Angela di a. 25, Matteo, pecoraro di a. 19 (altrove 27) e Berardino di a. 24; la rendita ammonta a 33 once e 13 tarì e mezzo.

            Natale, a. 27, figlio del defunto Giovanni ed erede anche di Gregorio Caferra; casa nel luogo detto il casalino confinante con Giuseppe Caferra; con lui vivono tre sorelle: Domenica di a. 33, Beatrice di a. 29 e Virgilia di a. 19 che fa la serva a Guilmi. Rendita zero.

            Altre donne di cognome Caferra sono: Rosaria, a. 30, figlia di Gaetano, maritata a Giovanni Sulmonetti di a. 32; Teodora, a. 28, maritata con Paolo di Rienzo di a. 58 e Teresa, a. 43, sposata con Antonio Bontempo, a. 46, con i quali vive anche Angela Caferra di a. 46.

 

 

3) I nuclei familiari dei Caferra ad Acquaviva delle Fonti (BA) nel 1751:

 

            Gabriele, a. 55, vive con la moglie Anna Laura Risole, a. 50. e i figli Giovanni, a. 24, e Oronzo, a 17.

            Giuseppe e Andrea, abitano con Giovanni Amenozzo e Olimpia Caferra, a. 26, moglie di Angelantonio di Napoli, a. 41.

            Giovanni Vito, a. 35, moglie Rosa Gigante, a. 21, e figli CarloVincenzo, a. 04, e Angiola Rosa, a. 01.

            Lonardantonio, a. 73, con lui vivono la figlia Olimpia, a. 50, e il figlio Giovanni, a. 44, il quale ha per moglie Anna Maria Ardillo di a. 45 e per figli Nunzia di a. 17, Lonardantonio di a. 15 e Angiola di a. 03.

            Donato Santo, a. 67, con la moglie Camilla Leopardi di a. 48 e i figli Francesco Martino di a. 22, Giovanni Martino di a. 14 e Pasquale di a. 03.

            Ad Acquaviva compaiono anche dei Cafaro, Cafarelli e Cifarelli.

 

4) I nuclei familiari dei Caferra a Celano (AQ)  nel 1753

 

            Giovanni, bracciale di anni 32, vive con la moglie di a. 30, la figlia Maria Vincenza di anni 4 e la suocera di a. 60.

            Santa, di anni 60, che vive sola.

           Curzio, che viene solo nominato come proprietario di un terreno confinante con Giovanni, ma di cui non viene riportato il nucleo familiare.

 

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